#10

fortissima.mente.valli (In.Albero)

BARCH: proprietà Todesco Mirko
AVABARCH: proprietà Todesco Mirko

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IN MONTAGNA

Giuseppina: servivano pure per dormire i fienili no?

Gian Vittorio: E ben, quan te ‘ndea in montagna, dormiitu dove?

Giuseppina: ma qualche coppietta, no? [ride]

Gian Vittorio: Quando andavi in montagna, no, allora mio padre faceva un pezzettino di erba dove era meno, perché se andavi su, allora andavi su, avevi l’asino, ti portavi su un po’ di vino, non io, no, perché ho cominciato a bere, era, dopo i 20 anni, e il mangiare, allora per cucinare, a far la polenta, che faceva, metteva giù, tagliava giù un palo, lo metteva giù sulla terra, lo metteva di là, metteva un altro palo per fare sostegno, tac, attaccava il paiolo, e dovevi portare, perché il Roncon è scarso di acqua, c’ha poche sorgenti, e dovevi portar su anche l’acqua no. Allora facevi la polenta, quello era polenta, formaggio, salame. Polenta, formaggio, salame. Se andavi a prenderti qualche, qualche volatile, allora mangiavi un po’ di carne, sennò [ride] e sennò niente.

Tu vai a Feltre e el barch, se no è uno da qua che l’ha comperato qua a Fonzaso e dopo, la tradizione era qua e Lamon. Una volta erano fatti con la paglia, era la paglia quella che la trovavi giù per il Cismon là, veniva alta così, faceva la spiga, però la tagliavano, facevano tutti i cosi così, cominciavano giù in fondo, dopo che hanno incominciato le cornacchie, le madonne a tirar via

La natura comanda ed è germinale come il suo barch, che, legandosi alla chioma e alla forma arborea di sfondo, diventa quasi un elemento costitutivo della sua “filiera”. Un artefatto naturale che si “in.corpo.ra” nella struttura scenografica dell’ambiente accanto, che lo eleva e ne fa più un protagonista dei racconti sul lavoro delle terre via cielo. Un fiore che sboccia in e per la campagna, perché chi getta semi al vento farà fiorire il cielo.

– ivan

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