#7
capo.volti (Capo.Giro)
BARCH: proprietà Costa Ernesto
AVABARCH: proprietà Sebben Dorino
FORI, FIORI E PROFUMI
E come si rialzava il barch
Corso Antonella: “Allora, lo stelo ha dei fori, e quindi c’erano dei chiodi, allora si faceva a mano, poi è diventato più semplice perché hanno inventato una cosa che scorreva, con una vite, e quindi era più semplice alzarlo e abbassarlo. Invece all’inizio c’erano proprio questi pali di legno con dei fori, e si metteva dentro un bel chiodo, tipo quelli di Gesù là, belli grossi, allora mia mamma appunto veniva su, e con la schiena, con la spalla alzava il barch e noi sistemavamo il chiodo. Questo era i primordi”
“Io so che quando c’era il primo taglio sentivi proprio il profumo dei fiori, sentivi proprio un buon profumo di fiori, a differenza per esempio del terzo taglio, che mi dava sempre l’idea, come, di un taglio, sembrava come erba marcia, no, ma non era vero, ma era questa impressione di più bagnata, di più … di meno asciutta, ecco. C’era proprio la differenza dei vari tagli. Il secondo taglio, ad esempio, era più grosso, e sentivi proprio il profumo diverso. Il primo taglio era il più bello, era pieno di fiori.”



Richiamando sia il tema dell’illusione che del locus amenus della memoria, vogliamo proporre dei montanti della storia che affondano il tempo ed il terreno. Un barch sospeso tra sogno e realtà che proprio nello spazio vuoto trova la sua sostanza e funzione. Una scatola di ricordi abitata dal vento e dalla natura d’una terra quasi sottosopra, sospesa tra storia e leggenda, tra lavoro e speranza, tra pioggia e fuoco.
–ivan