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l'oltre.mondo (S.Ogni)

BARCH: proprietà Bonan Natascia
AVABARCH: proprietà Strappazzon Ilenia

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Località Fenadora

La Fenadóra, oggi in parte occupata da capannoni, è uno spazio pianeggiante, un tempo costellato da barch. Il toponimo rimanda alle attività di fienagione e di allevamento. Alla Fenadóra arriva infatti la strada acciottolata che scende dal monte Roncon e che serviva per trasportare con le slitte (léthere) il fieno della montagna al piano. Da lì, e il toponimo cargador lo ricorda, veniva caricato sui carri e portato nei fienili o nei barch. Dunque la Fenàdora era un luogo di arrivo di grandi quantità di foraggio dall’alto. Lo stesso termine designa un’apertura nel pavimento del fienile che serviva a far scendere nella stalla sottostante il fieno per l’alimentazione quotidiana dei bovini.

La produzione e la ricerca di erba, con l’aumento del patrimonio bovino nella seconda metà dell’Ottocento, diventò una preoccupazione assillante, soprattutto per chi aveva pochi prati a fondovalle e in montagna. Questo costringeva ad esempio le donne e i ragazzini, come ricorda Adelina Lira, a cercare l’erba in luoghi impervi “andar a erba”, in spazi marginali, usando la siésola, un falcetto ricurvo e maneggevole. Ogni capo bovino consumava dai 25 ai 40 quintali di fieno all’anno.

A Fonzaso, la struttura compatta del paese, di impianto antico, sviluppatasi soprattutto in relazione al commercio del legname, non prevedeva ampi spazi per le stalle e i fienili (tède), insufficienti comunque a contenere tutto il fieno necessario per alimentare i bovini. Da qui, probabilmente, la necessità di creare fienili temporanei, la cui realizzazione era molto meno onerosa della costruzione di un fienile e soprattutto poteva essere fatta nei luoghi dello sfalcio.

Il monumento al passato presente, a quel che manca oggi ma che riscopriamo nel tempo. Una sorta di celebrazione laica del Barch Ignoto, della natura, delle sue forme, del cielo e della sua vita sospesa, della memoria che si fa contemporaneo e si scrive in un ipotetico mondo sottosopra, riflesso tra realtà e onirico, tra ieri e domani. Un totem o una scultura sacralmente laica, al servizio delle preghiere del domani, per le piogge di ieri.
ivan

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