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trattori.e.traiettorie (S.Passo)

BARCH: proprietà Venzon Giovanni
AVABARCH: proprietà Venzon Giovanni

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SUL BARCH

Corso Antonella: “Aiutavamo noi la mamma, a raccoglierlo, a regolarlo, no, perché bisognava allargarlo bene, che il sole lo asciugasse, poi si girava, pomeriggio verso l’1, quando il sole era forte, si girava, e verso le 5, 5:30, a seconda del tempo, si raccoglieva e poi si facevano i covoni. Ecco, questa era un po’ la storia.
I covoni si facevano quando il fieno non era ancora bello asciutto croccante, no, il giorno dopo si allargava ancora col forcone, e si lasciava ancora al sole, si girava ancora e alla sera si raccoglieva. Allora appunto i primi anni facevamo tutto a mano, col rastrello, e dopo si raccoglieva col carretto e si buttava sul famoso barch”

In: e chi stava in cima sul barch?

Corso Antonella: “In cima stavamo io e mia sorella, e mia mamma era sempre lì che brontolava, perché era, fuu, era finissima, voleva che fosse tutto sistemato bene, che non facesse grumi, dopo lei lo pettinava tutto, perché doveva essere perfetto. Sì, aveva un grande amore per queste cose. E io e mia sorella facevamo quello che si poteva, perché eravamo giovani. Sì. Magari, non capivamo neanche l’importanza di fare così bene, no…

E dopo mia mamma invece veniva su nel barch quando il fieno non ci stava più, e insieme lo alzavamo, allora il lavoro più forte, più pesante lo faceva mia mamma, che lo alzava con la spalla, e io staccavo il ferro, o mia sorella, e lo mettevamo nel foro superiore”

La campagna in marcia è una citazione ed un tributo alla meccanica umana di supporto al lavoro di queste terre. Dotare il barch di ruote da trattore vuole quasi portare l’opera sul piano della soglia tra rurale e urbano, tra tempo antico e contemporaneo, tra lavoro fisico e lavoro strumentale. Il barch si fa quindi carro, trasporto e movimento di genti, passioni,
sperante e animi gelosamente custoditi.

– ivan

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